Un apparecchio invisibile per raddrizzare i denti?

L’uso di un apparecchio ortodontico invisibile per raddrizzare i denti è iniziato negli stati uniti molti anni fa ma ormai è molto diffuso anche in Europa. Il successo di questo genere di apparecchi è stato possibile grazie al fatto che l’ortodonzia, che per anni era stata considerata una tecnica di esclusivo appannaggio dei piccoli pazienti, è oggi abbastanza comune anche tra gli adulti.
L’uso di un apparecchio ortodontico non è certo piacevole ma, mentre per i bambini è più facile convivervi per la loro maggiore capacità di adattamento, spesso accade che gli adulti provino notevole disagio nell’indossare un apparecchio ortodontico visibile. Sono stati così creati diversi tipi di “apparecchi invisibili” ideati per ottenere gli stessi risultati dell’ortodonzia classica ma con la caratteristica di essere in pratica invisibili. A differenza della classica ortodonzia, consistente nell’incollare gli attacchi metallici (stelline o bracket) alla faccetta esterna dentale, questo tipo di ortodonzia cerca di proporre apparecchi che non siano visibili all’occhio di un osservatore esterno.

Esistono due tipi di cosiddetti “apparecchi invisibili”:

  • Allineatori trasparenti in policarbonato (Invisalign, Nuvola, ecc .)
  • Apparecchi di ortodonzia lingual

Gli allineatori trasparenti comunemente conosciuti come apparecchi trasparenti di allineamento, sono formati da una serie di mascherine di plastica trasparente che riescono ad ottenere l’allineamento dei denti senza dover ricorrere ai bracket metallici presenti nell’apparecchio fisso. Sono preparati per qualsiasi tipo di arcata dentale ed essendo trasparenti non alterano in maniera importante l’estetica del sorriso durante il trattamento. Sono mascherine abbastanza leggere, cambiate generalmente ogni 2-4 settimane durante la cura. Essendo trasparenti non si notano. Queste vanno tenute in sede giorno e notte e rimosse solo durante i pasti. Man mano che si ottengono gli spostamenti dentali si sostituisce la mascherina utilizzata con una nuova, ottenendo in maniera progressiva il movimento desiderato. Per ottenere tali risultati occorre procedere prima a una programmazione computerizzata del trattamento per mezzo di un software che, dopo una scansione dei calchi in gesso delle arcate del paziente, indica tutte le informazioni sugli spostamenti che ogni singolo dente deve eseguire. Tali informazioni sono inviate al laboratorio che produrrà le diverse mascherine che, applicate in successione nell’arco di un paio d’anni, permettono di far ritrovare ai denti la posizione desiderata. In genere occorre cambiare queste mascherine ogni due settimane circa. Devono essere tolte solo per mangiare perché, per ottenere il risultato prefissato, devono essere portate almeno per venti ore al giorno (quindi sia di notte sia di giorno).

Non possiamo, però, chiamarli apparecchi veramente invisibili ma definirli in modo più appropriato “poco visibili“. Certo si vedono poco perché in policarbonato trasparente, ma da vicino si nota il loro luccichio e il loro costo supera di molto quello di un apparecchio fisso tradizionale. Hanno anche il vantaggio di poter essere tolte per pulire i denti ma presentano anche notevoli limiti terapeutici:

  • Hanno successo solo nei casi relativamente semplici anche perché lavorano su ogni arcata dentale in modo indipendente e questo spesso crea problemi irrisolvibili.
  • Creano uno spessore fastidioso tra le arcate dentarie con difficoltà nella pronuncia.
  • Non possono essere utilizzate quando all’ortodonzia deve essere associata la chirurgia come nei casi di canino incluso, nei casi con estrazioni dentali, con intrusioni o estrusioni dentali oppure nei casi con intervento di chirurgia maxillo-facciale.
  • Non possono correggere i problemi importanti trasversali o sagittali.
  • Sono inutili o dannose nei casi di open bite o deep bite (morso aperto o morso coperto).
  • Non possono infine correggere i cross bite (incroci) scheletrici o rotazioni evidenti o intrusioni dentali, in particolar modo di molari.

Gli apparecchi linguali sono applicati invece sulla parte interna o linguale dei denti. Non si notano affatto dall’esterno e possono quindi essere definiti a ragion veduta apparecchi ortodontici “invisibili. E’ una tecnica terapeutica valida che ci permette di risolvere la maggior parte delle malocclusioni dentoscheletriche anche se non tutte.
A confronto con la tecnica ortodontica classica, tuttavia, anche questa tecnica presenta alcuni limiti e svantaggi:

  • Un maggiore ingombro in bocca, poiché anche con le nuove tecniche è sempre un’apparecchiatura che viene montata internamente ai denti. Questo comporta fastidiosi problemi con piccoli taglio abrasioni della lingua e anche complicazioni di pronuncia a livello fonetico, derivanti dall’ingombro degli attacchi con difficoltà nella pronuncia dei suoni “s” e “sc”.
  • Occorre impiegare più tempo e cura per tenere puliti i denti e assicurare un’igiene orale perfetta e impeccabile giacché la detersione dei denti è più complessa per la presenza dell’apparecchio.
  • Molto spesso vi è un’interferenza fra alcuni attacchi e i denti dell’altra arcata soprattutto nei casi di deep bite (morso coperto).
  • Ha costi certamente maggiori di un apparecchio fisso classico perché si tratta di un apparecchio più complicato. Richiede, inoltre, maggiore abilità da parte dello specialista con più lunghi tempi di seduta alla poltrona e accurata progettazione e realizzazione da parte del laboratorio.

Apparecchi estetici  Esistono, infine, apparecchi fissi con attacchi (bracket) estetici in porcellana trasparente per coloro che vogliono la massima estetica. Hanno il vantaggio di mimetizzarsi molto bene e di non ingiallirsi con il tempo come nel caso di attacchi e dei fili rivestiti in plastica che, non essendo adatti all’ambiente orale, si alterano e cambiano colore, ingiallendo.  Anche i fili che si utilizzano con questi apparecchi sono bianchi, perché ricoperti di una guaina di teflon.
Non hanno differenze rispetto alla classica ortodonzia con attacchi (bracket) fissi metallici se non per una certa differenza di costo, maggiore per gli attacchi in porcellana.

            
Prof. Vito Tomasicchio