Vediamo oggi quali sono le principali tecniche per l’inserimento di un impianto dentale.
Vi sono principalmente due tecniche per l’implantologia:
*in due tempi o in due fasi, la prima “sommersa“, ovvero con inserimento dell’impianto nell’osso. L’impianto sarà così coperto dalla mucosa. Nella seconda fase successiva avviene la riapertura della mucosa dopo 2-6 mesi ed avvitamento del”pilastro dentale” sull’impianto;
*in unico tempo o fase. L’impianto è inserito transmucoso o flapless, cioè emerge la testa dell’impianto. Non sarà così più necessaria la riapertura della mucosa e si potrà così o lasciare guarire (sempre per 2-6 mesi) per integrazione ossea o caricare immediatamente, con avvitamento dell’apposito pilastro dentale, in modo provvisorio o definitivo, a seconda dei casi.
Naturalmente non vi è una maggiore o minore percentuale di successo tra le due tecniche ma sarà il chirurgo dentista a valutare di volta in volta quale delle
due tecniche sia più adatta alla situazione anatomica e clinica del paziente e alla tipologia dell’impianto.
Lo stesso dicasi per l’implantologia a carico immediato. Tale tecnica molto pubblicizzata permette una riabilitazione immediata estetica e funzionale. È sempre l’implantologo,tuttavia, a valutarne le possibilità di effettuazione a seconda della qualità dell’osso del paziente e della maggiore o minore ritenzione dell’impianto nell’osso stesso all’atto dell’inserimento. Nel caso di carico immediato possono anche essere utilizzati impianti monofasici o monoblocco, cioè costituiti da un pezzo unico con inserimento in una unica fase.
Altra variante di tali metodiche è l’implantologia computer assistita. Questa è una tecnica che permette di pianificare a mezzo computer l’intervento chirurgico, inserendo gli impianti endoossei in modo più semplice e prevedibile. Grazie all’impronta presa al cavo orale del paziente si realizza in laboratorio una “dima radiologica”. Successivamente il paziente esegue una TAC (tomografia assiale computerizzata) con dima radiologica inserita in bocca.
I dati di tale esame sono inseriti in un computer con apposito programma che elabora l’immagine delle ossa mascellari e permette così di progettare virtualmente la sede, il numero e tipo degli impianti.
L’elaborazione ottenuta permette così di realizzare la “dima chirurgica” finale, per mezzo della quale l’implantologo inserirà gli impianti nelle sedi prefissate in unica seduta e senza errori.
Tale metodica permette di sfruttare al meglio la disponibilità ossea, anche in caso di spessori ridotti, e di far ottenere eccellenti risultati anche se affidata a mani poco esperte ma risulta una procedura complessa e con un costo sensibilmente elevato. Non può, inoltre sostituirsi al chirurgo in tutti i casi in cui vi siano altri problemi, particolarmente frequenti in questi pazienti, come altezza o spessore ossei insufficienti o vicinanza di strutture nobili da non ledere assolutamente come il nervo mandibolare o il seno mascellare. In tutti questi casi l’esperienza e la manualità del chirurgo giocano un ruolo fondamentale.
Prof. Vito Tomasicchio
Dentista a Bari: Centro dentistico Tomasicchio